Aurelio Buso

Aurelio Buso de Capradossi (Crema, 1505 ca. – post 1582)
La figura di Aurelio Buso de Capradossi è sempre stata avvolta dalle nebbie di un oblio causato principalmente dalla perdita delle sue opere. Il contemporaneo Giovan Paolo Lomazzo lo ricorda nel 1584 come «discepolo di Polidoro» e uno dei protagonisti della pittura a grottesche, specialmente in Lombardia. Ora è possibile ricostruire gran parte della sua vicenda biografica e chiarire alcuni aspetti dell’attività pittorica. Aurelio Buso è stato principalmente un pittore di affreschi, specializzato nella decorazione a grottesche e nella produzione di scene profane. La sua pittura ripropone fedelmente modelli che derivano da Polidoro Caldara da Caravaggio, Giovanni da Udine, Giulio Romano e Perin del Vaga, tutti protagonisti della stagione pittorica successiva a Raffaello e che ne ha diffusa e sviluppata la maniera.

Fig.1

Roma e Mantova
Figlio del pittore Bernardo, Aurelio si è formato a Roma negli anni venti, come conferma un documento inedito presentato in occasione della mostra. Nel 1524 Aurelio è attivo in una bottega romana. Nel 1531 compare nei pagamenti per alcuni lavori nei cantieri mantovani, sotto la direzione di Giulio Romano. Lo stesso Romano in una lettera indirizzata al marchese Federico II Gonzaga accusa «maestro Aurelio da Crema pictore» di essere scappato con dei disegni. A Crema affianca Vincenzo Civerchio per delle attività di decorazione in Cattedrale (1534).

Genova e Milano Per tutto il secolo alterna lunghi periodi di presenza a Crema con soggiorni in altri centri del nord Italia, fra questi Genova, dove è presente sicuramente nel 1553. Qui dipinge a monocromo le facciate di Palazzo Grimaldi detto della Meridiana, delle quali ce ne rimane oggi solo una con le Storie d’Ercole. A Milano lavora al fianco di Ottavio ed Andrea Semino in Palazzo Marino, ma i suoi interventi sono andati perduti durante i bombardamenti del 1943.

Il Cremasco Lavora assiduamente nel territorio cremasco, soprattutto in palazzi e ville. Suoi affreschi sono ancora presenti nella villa Vimercati Sanseverino – Albergoni a Moscazzano, nella torre Vimercati Sanverino di Azzano e in Palazzo Zurla – De Poli a Crema, databili fra il 1550 e il 1575.

Fig. 2

A questo gruppo va sicuramente unito anche il ciclo di palazzo Alfieri, oggetto della presente mostra. Molti suoi lavori a Crema sono scomparsi, come gli affreschi in Palazzo Benzoni, sulla facciata di Palazzo Gambazocca Fadini, sul Torrazzo. Si possono però rintracciare lacerti e tracce del suo passaggio sulla controfacciata della Cattedrale cittadina, in casa Gambazocca – Pirotta e con buona probabilità in un ambiente dell’ex convento di Sant’Agostino. Aurelio Buso e la sua bottega sono intervenuti anche in diverse chiese del territorio. Queste attività sono tutte documentate, ma oggi non ci è rimasto più nulla, come nelle chiese di San Giuseppe dei Falegnami, della SS. Trinità e di Santa Caterina a Crema; nella parrocchiale di Chieve. Esaminando gli edifici sacri del Cinquecento giunti intatti a noi, si possono rintracciare segni evidenti di suoi interventi nell’abside del santuario della Pallavicina di Izano (1577). Nella chiesa vi sono decorazioni a grottesche con santi molto simili a quelle di Palazzo Zurla – De Poli.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è A-GROTT2-1024x768.jpg
Fig.3

L’ultima parte della carriera Nell’ultima parte della sua attività si è sicuramente circondato di aiuti e collaboratori. Uno di questi si chiamava Luca Dossena, probabilmente presente accanto al maestro alla Pallavicina, in Palazzo Zurla – De Poli e in palazzo Alfieri. Della sua produzione su tela non è rimasto nulla di certo, ma va dubitativamente inserita nel suo catalogo la Fuga in Egitto dell’Accademia Tadini di Lovere, proveniente dalla chiesa di San Giuseppe di Crema. Dopo il suo testamento del 1582, Aurelio Buso de Capradossi non compare più nei documenti cremaschi. Il pittore deve quindi essere morto poco dopo, probabilmente in povertà, come le fonti hanno sempre ricordato.

Didascalie: Fig. 1 Aurelio Buso e collaboratore, Il figlio prodigo se ne va di casa, Crema, Palazzo Zurla – De Poli, Stanza del figliol prodigo, 1573 (?); Fig. 2 Aurelio Buso e collaboratore, Salone di Psiche, Crema, Palazzo Zurla – De Poli, terzo quarto del XVI secolo; Fig. 3 Aurelio Buso e collaboratore, Grottesca, Izano, Santuario della Pallavicina, 1577.

quando

Dal 20 ottobre 2019 al 2 febbraio 2020

Dove trovarci

Museo Civico di Crema e del Cremasco, piazzetta W. Terni de Gregorj, 5 – 26013 Crema (Cr)

orari di apertura

Lunedì: chiuso

Martedì: 14:30-17:30

Da Mercoledì a Venerdì: 10-12 / 14:30-17:30

Sabato e Domenica: 10-12 / 15:30-18:30

Ingresso gratuito

Info e visite guidate

info@ilmanierismoacrema.it